La storia
degli Ebrei e delle grandi città europee è notoriamente strettamente
intrecciata e lo è anche a Budapest, ma in modo particolare e diverso rispetto
ad altre città. La ragione non sta solo nel fatto che gli ebrei hanno lasciato la loro impronta significativa nella città - a Budapest c'è la
più grande sinagoga d'Europa - ma, a differenza di altre parti dell'Europa
orientale, la parola d'ordine della comunità ebraica ungherese era stata l'integrazione
nazionale.
Gli Ebrei
a Budapest erano circa 200.000, un quarto di tutta la popolazione, il che ne
faceva la più grande comunità cittadina europea. Non parlavano l'yiddish. Molti non erano praticanti o lo erano formalmente.
Inoltre si sentivano ungheresi a tutti gli effetti. I matrimoni misti erano
frequenti e molti cognomi erano stati "ungherizzati". Gli Ebrei
partecipavano alla vita politica ungherese, spesso in ruoli preminenti. Non
erano solo artigiani, ma erano buona parte degli architetti, degli ingegneri,
dei professionisti e dei commercianti e
banchieri cittadini. Il settore industriale era prevalentemente in mano loro. Secondo uno studio della Civiltà Cattolica
"Soltanto nella città di Budapest
sono ebrei: il 47% degli avvocati, il 62% dei veterinari, il 37% dei
farmacisti, il 40% degli ingegneri. Anche la stampa ha una grande percentuale
di ebrei: il 36% dei giornalisti sono ebrei e nella città di Budapest il 67%.
Ebrei sono 14 dei 18 quotidiani e 5 dei 6 settimanali; delle 263 tipografie 163
sono ebree e delle 271 librerie 198, mentre su 6 Case Editrici 4 sono ebree.».
Quasi totale era il controllo del settore finanziario: "Su 324 Banche ed Istituti di credito 223 sono nelle mani degli
ebrei, e circa il 40% degli impiegati sono tali."
Ne conseguiva
che la committenza di buona parte dei palazzi di Budapest era ebrea. Ödön
Lechner costruì le tombe di alcune importanti famiglie ebree e un suo allievo
ebreo, Lipót Baumhorn, progettò alcune
delle più importanti sinagoghe ungheresi. Una splendida tomba al cimitero
ebraico di Kozma utca, quella della famiglia Griesz, è opera di un altro
importantissimo architetto ungherese: Béla Lajta. Béla Lajta stesso era ebreo.
Il suo vero cognome era Leitersdorfer. Era figlio di un sarto, mestiere molto
diffuso tra gli ebrei, e suo padre di chiamava David. Lo stesso stile della
secessione ungherese venne poi visto come un esempio di architettura ebraica e avversato
dagli elementi antisemiti della società ungherese.
In realtà
lo stile conteneva molti elementi del folklore ungherese fusi con elementi
decorativi della tradizione ebraica e orientale. In questo modo
l'intellighenzia liberale ebraica sottolineava
ulteriormente la propria lealtà alla nazione e contribuì al rinnovamento delle
sue forme architettoniche. L'aspetto attuale di Budapest e gran parte del suo
fascino vengono da questa tradizione.
Per
rendersi conto dell'integrazione cuturale della comunità ebraica bisognerebbe
cominciare l'approccio alla comunità ebraica proprio visitando i cimiteri
ebraici di Budapest.
![]() |
Ingresso del Rakoskeresztur |
In
classico stile art noveau è anche la sinagoga di Kazinczy utca.
Chi ha tempo
e voglia di visitare anche altre città dell’Ungheria potrebbe vistare la città
di Szeged. A Szeged (170 km da Budapest) c’è la
quarta sinagoga al mondo, progettata da Baumhorn. La città per altro è molto
bella e merita una visita.